mercoledì 5 novembre 2008

VINCE OBAMA, GRANDI SPERANZE MA ATTENTI ALLE ILLUSIONI

Dopo otto, interminabili anni di politica della paura, a base di guerre illegali, limitazioni delle libertà individuali e controllo-mania sotto la guida di Mr. Bush, l'America sembra finalmente averne avuto abbastanza e sceglie di cambiare. Otto anni segnati indelebilmente dalla vicenda dell'11 settembre, la cui versione ufficiale zeppa di incongruenze lascia peraltro immaginare retroscena molto più che inquietanti, e contrassegnati da un'escalation di misure di controllo e limitazione delle libertà dei cittadini, che dall'America si sono estese prima alla Gran Bretagna e poi all'intera Unione Europea, in modo spesso subdolo e in nome di una 'sicurezza' che in realtà nessuno percepisce. Si parla di tentativi di instaurazione di una sorta di dittatura globale strisciante dietro a questa politica della paura che ha contagiato mezzo mondo, e questo per la verità non ci stupirebbe considerando i tempi che viviamo, ma fermiamoci qui e parliamo di Barack Hussein Obama, uscito vincitore dalla competizione elettorale.

Rispetto agli anni di Bush, anni di conservatorismo radicale e aggressivo, il nuovo presidente americano rappresenta una netta rottura. Intanto è il primo presidente di razza nera, e questo fatto già da solo significa moltissimo in una nazione dove le tensioni razziali sono tuttora un grave problema. Molti non credevano che l'America fosse pronta per avere un presidente nero, e invece Obama ce l'ha fatta, e anche con numeri di tutto rispetto. Poi Obama, nell'ambito del suo partito, rappresenta l'ala più innovativa e meno compromessa con il potere, quantomeno in confronto a Hillary Clinton che gli aveva conteso a lungo la nomination. Infine, il suo nome arabeggiante e il padre musulmano (Barack è invece convertito al cristianesimo) suonano quasi come una beffa nei confronti della guerra lanciata da Mr. Bush contro le 'canaglie' di turno Saddam Hussein e di Osama Bin Laden, o più verosimilmente il suo fantasma.

L'America e il mondo intero, ormai esausti dopo il doppio mandato di Bush a base di guerre e paura per tutti, si aspettano molto da questo nuovo presidente che potrebbe rappresentare il cambiamento verso una politica più aperta, costruttiva e pacifica, che dall'America si estenda al resto del mondo come avviene di regola da quando gli USA sono diventati la nazione più potente e influente del globo. Su Obama fanno affidamento le speranze di tutti coloro che aspirano a costruire una società più equilibrata, solidale e rilassata. La crisi finanziaria mondiale attuale costituirebbe inoltre una buona occasione per operare dei cambiamenti davvero importanti nella struttura di una società troppo sbilanciata a favore di pochi e a danno di tanti. Queste le speranze, ora però torniamo con i piedi per terra, e vediamo perchè c'è anche il rischio che Barack Obama rappresenti una grande illusione.

Intanto dobbiamo considerare che la campagna elettorale USA è estremamente dispendiosa e richiede consistenti finanziamenti. Noi non abbiamo indagato sulla provenienza dei fondi elettorali di Obama, però non ci vuole un genio per sapere che i grandi capitali non possono che provenire da grandi centri di potere economico. Non ci vuole un genio nemmeno per capire che questi centri di potere non elargiscono risorse finanziarie senza una contropartita o uno scopo ad essi favorevole. Ci chiediamo allora quali compromessi Obama abbia dovuto fare o farà, e con chi, per aver potuto disporre dei finanziamenti necessari. Questo può già essere un serio ostacolo sulla strada di un cambiamento che non sia solo di facciata. Questo dimostra inoltre quanto la tanto decantata democrazia americana sia molto più teorica che reale, in realtà la corsa alla presidenza è pesantemente condizionata dai finanziatori delle campagne elettorali, i veri padroni della politica statunitense.

A dimostrazione del fatto che non sempre è tutto oro quello che luccica, possiamo anche citare un caso illustre, quello dell'inglese Tony Blair. Diventato leader del partito laburista, e quindi teoricamente progressista, una volta a capo del governo ha finito in realtà per applicare una politica persino più conservatrice di quella dei conservatori, diventando il più fedele alleato di Mr. Bush e della sua politica della guerra e della paura. Non c'è niente di peggio che una politica conservatrice applicata dai progressisti, e il caso Tony Blair lo dimostra. Vedremo allora se Obama rappresenterà davvero la svolta che tanti si aspettano, se i compromessi che dovrà fare limiteranno il cambiamento a qualcosa di marginale, o se invece, malauguratamente, il presidente nero finirà per replicare la sciagurata involuzione di Tony Blair.

Le configurazioni astrali che hanno coinciso con la vittoria di Obama sono alquanto significative proprio in relazione a quanto abbiamo appena detto. Sul suo ascendente acquariano transitavano in congiunzione Nettuno e Nodo Nord, simboli di grandi evoluzioni guidate da ideali e valori superiori se si manifestano nel loro lato migliore, ma anche di grandi illusioni e delusioni se invece si manifesta il lato peggiore. Il tempo dirà se Obama sarà capace di orientare queste energie verso il loro lato migliore oppure no. Su Marte natale di Obama, che simboleggia la capacità d'azione e di iniziativa, agivano invece le forze contrapposte di Saturno e Urano in opposizione tra loro, simboli proprio della conservazione l'uno e del progresso l'altro, a dimostrare che, con tutta probabilità, la presidenza di Obama sarà caratterizzata da un duro confronto tra spinte innovative e conservatrici.

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