E' un fatto noto che molti sistemi stellari conosciuti oggi siano in realtà dei sistemi doppi (binari), composti cioè non da una singola stella ma da due diverse stelle che ruotano una intorno all'altra, in genere una grande e una più piccola. Fino a poco tempo fa si è sempre pensato che il Sistema Solare fosse un sistema singolo, composto cioè da una sola stella (il Sole) con i suoi pianeti orbitanti intorno, ma dagli anni '80 alcuni studi scientifici, basati sulla teoria secondo la quale la Terra sarebbe soggetta a estinzioni di massa cicliche, hanno cominciato ad ipotizzare che si tratti in realtà di un sistema binario, formato dal Sole e da un'altra piccola stella, presumibilmente una cosiddetta nana bruna. Quegli studi ipotizzarono che l'avvicinamento ciclico della piccola stella al Sole fosse responsabile di quelle estinzioni di massa sulla Terra, per cui gli scienziati diedero il nome di Nemesis (figura mitologica greca legata alla giustizia divina, ma in senso distruttivo) a quel presunto corpo celeste. Tuttavia in seguito le incertezze sulla teoria delle estinzioni e il mancato ritrovamento della stella binaria fecero perdere consistenza all'ipotesi.
Negli anni '90 però certe anomalie riscontrate nelle orbite delle comete suggerirono nuovamente l'ipotesi della stella binaria ad altri scienziati, tra i quali si distinse l'americano John Matese che nel 1999 pubblicò uno studio scientifico specifico dove ipotizzava l'esistenza di un grosso corpo celeste, presumibilmente un grande pianeta o una stella nana bruna, agli estremi confini del Sistema Solare, nella cosiddetta Nube di Oort. Recentemente Matese, insieme ad un altro scienziato di nome Daniel Whitmire, ha ripreso l'argomento pubblicando un ulteriore studio scientifico, basato su un numero molto superiore di dati rispetto al primo, dove ribadisce la sua convinzione grazie anche a questi nuovi dati. In questo caso però gli effetti dell'ipotetica stella binaria sulla Terra non avrebbero alcun carattere distruttivo, e pertanto gli autori hanno battezzato provvisoriamente l'ipotetico astro con il nome di Tyche, altra figura mitologica greca ma di carattere benevolo, dispensatrice di fortuna. E' interessante notare come, in campo astrologico, da tempo si stia aspettando la comparsa, sulla scena del Sistema Solare, di un grande corpo celeste significativo da associare ad una figura mitologica femminile e benevola, e questa ipotetica Tyche potrebbe rappresentarne adeguatamente il significato, legato ad un risveglio globale dei migliori aspetti dell'archetipo femminile. E secondo noi sarebbe proprio di questo che il mondo di oggi, contrassegnato da una estremizzazione deteriore del maschile e da una forte sottovalutazione del femminile (intesi come archetipi), avrebbe un gran bisogno.
Tornando al recente studio scientifico di Matese e Whitmire, c'è da dire che, secondo gli autori, la loro ipotesi potrebbe trovare presto una conferma o una smentita ufficiale grazie ai dati acquisiti recentemente dal telescopio spaziale WISE gestito dalla NASA. Per rispondere ad una domanda specifica sull'argomento, la NASA nel febbraio scorso ha pubblicato un articolo nel quale spiega che quei dati potrebbero effettivamente dare una risposta definitiva alla questione, ma che per analizzare il tutto ci vorrà un periodo compreso tra uno e due anni. Dato che lo studio di Matese e Whitmire è stato pubblicato alla fine del 2010, ci aspettiamo quindi di sapere qualcosa di certo entro la fine del 2012.
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