Visualizzazione post con etichetta tripartizione sociale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tripartizione sociale. Mostra tutti i post

sabato 14 giugno 2008

MA QUALE EUROPA, E QUALE DEMOCRAZIA?

I cittadini irlandesi hanno bocciato attraverso il referendum il Trattato di Lisbona, versione riveduta e corretta della Costituzione Europea già bocciata a suo tempo dagli olandesi e dai francesi. Nei paesi dove è stato sottoposto al voto dei cittadini, il trattato è stato dunque respinto, tre volte su tre. Negli altri Paesi appartenenti all'Unione Europea l'accordo è stato approvato ma dai rispettivi Parlamenti, non dai cittadini attraverso lo strumento di democrazia diretta del referendum. Questo fatto dimostra l'esistenza di una profonda spaccatura tra il mondo della politica da una parte e i cittadini dall'altra. Viene da chiedersi allora che cosa o chi rappresentano i promotori del trattato europeo, in sostanza i vertici delle istituzioni dei singoli Paesi, se poi coloro che da costoro dovrebbero essere rappresentati bocciano quel trattato ogni volta che viene sottoposto a referendum. E' chiaro ormai che quella rappresentativa è una forma di democrazia più teorica che reale, che finisce per dare origine ad una oligarchia di personaggi (la famigerata Casta) che opera sempre di più al di fuori della realtà sociale e che è attenta molto più ad accrescere e consolidare la sua posizione privilegiata piuttosto che a farsi carico delle esigenze e dei problemi della cittadinanza, come invece dovrebbe fare. Se tre popolazioni su tre hanno respinto il trattato, vuol dire che quelle popolazioni non si riconoscono nei contenuti del trattato stesso, il quale evidentemente tutela gli interessi di chi l'ha promosso molto più di quelli dei cittadini europei.

Tutto questo non fa altro che dimostrare una volta di più quanto sia necessario rifondare completamente l'intero organismo sociale. Quello attuale, dominato dallo strapotere di un'economia che condiziona pesantemente tutti i settori della vita sociale, è strutturalmente malato e non dà risposte adeguate alle esigenze e ai problemi dei cittadini. Questa non è l'Europa dei popoli europei uniti e solidali nel rispetto delle loro diversità e degli altri popoli, questa è l'Europa che tutela gli interessi delle grandi banche, dei grandi gruppi finanziari, delle grandi società multinazionali, dei politici e dei media che a queste entità sono asserviti. Gli interessi dei cittadini vengono eventualmente dopo, o non vengono affatto. Questa è anche l'Europa che si fa coinvolgere in guerre illegali per giustificare le quali si ricorre all'inganno e alla falsificazione, che non sa svincolarsi dai progetti demoniaci del peggior governo americano della storia, questa è un'Europa che sta dando un pessimo esempio al mondo. Francamente, di un'Europa come questa ne facciamo volentieri a meno. Ecco perchè gli irlandesi, dopo olandesi e francesi, hanno detto no ad un trattato che avrebbe soltanto consolidato ed esteso i poteri di un'oligarchia sempre più arrogante e sfacciata, e che avrebbe ulteriormente limitato i poteri di decisione e controllo delle realtà locali e dei cittadini. E per questo diventa sempre più urgente proporre e far conoscere nuove forme di organizzazione sociale che garantiscano al tempo stesso libertà, solidarietà, creatività e giustizia. La tripartizione sociale steineriana secondo noi è una di queste.

venerdì 15 febbraio 2008

PROPOSTE IN DIREZIONE DELLA TRIPARTIZIONE SOCIALE

Visto che siamo ormai in periodo di campagna elettorale, vale la pena secondo noi tornare sul tema cruciale dell'organizzazione sociale, prendendo spunto naturalmente dalle proposte steineriane sulla tripartizione sociale. Oggi vediamo chiaramente che fra le tre principali componenti sociali, che sono quella economica, quella giudirico-amministrativa e quella culturale, c'è un vistoso ed abnorme dominio della prima su tutte le altre. Oggi tutto viene basato e disposto a partire da considerazioni economiche, e questo crea un grave squilibrio tra le varie componenti e di conseguenza una malattia dell'organismo sociale, che si manifesta attraverso malessere e disagio individuale e collettivo, marcate disparità sociali, tensioni tra diversi gruppi o individui e così via. L'economia oggi condiziona pesantemente l'organismo giuridico-amministrativo attraverso la corruzione, e quello culturale privilegiando gli aspetti commerciali della cultura rispetto a quelli artistici. Ma anche il sistema economico stesso ha perso quella che dovrebbe essere la sua funzione reale, cioè quella di soddisfare le esigenze e i bisogni delle popolazioni dal punto di vista della sopravvivenza e del benessere materiale. Oggi l'economia è rivolta alla creazione di profitto, indipendentemente dalle esigenze della popolazione, la quale viene indotta ad acquistare prodotti non sempre utili, non sempre sani e non sempre di buona qualità attraverso la persuasione occulta della pubblicità. Questo crea delle situazioni malsane come la concorrenza selvaggia, la produzione abnorme di rifiuti, un grave danneggiamento ambientale e altri seri 'effetti collaterali' come il precariato e le tensioni sociali tra imprese, lavoratori e consumatori.

Quello che secondo noi bisognerebbe fare in questo contesto così distorto è semplicemente ridare ad ogni cosa il suo giusto valore e il suo reale significato, a partire proprio dall'economia. Il sistema economico per essere reso veramente sano dovrebbe essere caratterizzato da un grande patto di solidarietà tra imprese, lavoratori e consumatori, riacquistando così la sua vera funzione. Nell'ambito di questo patto, i consumatori dovrebbero indicare alle imprese ciò di cui hanno bisogno e in quale quantità; le imprese dovrebbero produrre solo ciò che è stato richiesto e nella quantità stabilita, applicando il proprio ingegno creativo nella ricerca della migliore qualità; grazie a questi accordi, imprese e lavoratori potrebbero così stabilire tempi e modi di lavoro su basi certe e chiare. Tutto questo secondo noi andrebbe a vantaggio di tutti, per i seguenti motivi: 1) le imprese non correrebbero il rischio di andare in crisi in quanto ciò che producono è stato richiesto e quindi sarà sicuramente venduto; 2) i lavoratori risolverebbero il problema del precariato e dell'incertezza perchè lavorerebbero in base a piani certi e sicuri e nell'ambito di un sistema sociale solidale; 3) i consumatori avrebbero ciò che hanno richiesto e non rischierebbero di acquistare cose inutili o dannose perchè indotti dalla pubblicità più o meno ingannevole, la quale peraltro fa lievitare notevolmente i costi. A livello collettivo, tutti infine se ne avvantaggerebbero perchè questo radicale cambio di mentalità e di metodi produttivi determinerebbe una drastica riduzione dei rifiuti, un maggiore rispetto dell'ambiente e della salute collettiva e un'altrettanto drastica riduzione delle tensioni sociali.

Un'economia risanata in questo modo inoltre non avrebbe più ragione di interferire pesantemente sugli altri due aspetti dell'organismo sociale come invece avviene oggi. Il sistema giuridico-amministrativo dovrebbe essere quindi contrassegnato da assoluta equità, cosa che oggi non avviene affatto proprio a causa della corruzione e delle ingerenze dei grandi gruppi economici sulla politica e sulla giustizia. Una volta che l'economia non è più fondata sul profitto a tutti i costi ma sulla reciproca soddisfazione di imprese, lavoratori e consumatori, non c'è più alcun motivo di corrompere nè di cercare favoritismi. Quanto all'organismo culturale, anche qui un'economia sana cesserebbe di interferire sul sistema come fa invece oggi attraverso lo sfruttamento commerciale dell'arte, che ne risulta così gravemente svilita e svalorizzata, ma la cultura tornerebbe ad essere una libera espressione del talento individuale al di là di tutti i limiti e i condizionamenti economici, i quali determinano oggi situazioni paradossali che vedono emergere pseudo-artisti costruiti artificiosamente dalle imprese e fare la fame artisti talentuosi ma poco appetibili all'industria. Vi sembra utopistico tutto questo? A noi sembra invece la cosa più logica e ovvia che si possa immaginare, ciò che ci stupisce è invece come si sia arrivati oggi a stravolgere completamente le più ovvie e logiche funzioni dell'organismo sociale, determinando una situazione al limite del grottesco se solo ci riflettiamo un attimo, una situazione che mette gli uni contro gli altri in un crescendo infinito di conflitti, tensioni e inganni reciproci. A chi giova tutto questo? Certo non all'umanità, e allora perchè non cominciare ad invertire questa tendenza, cominciando a lavorare, anche con gradualità, nella direzione di un'equilibrata ed armoniosa tripartizione sociale?