giovedì 10 dicembre 2009

GUERRE ESTERIORI E GUERRE INTERIORI

Speravamo che Barack Obama avesse la decenza di non ritirare il premio Nobel che gli era stato assegnato praticamente sulla fiducia, e che certo non ha dimostrato di aver meritato spedendo al fronte altri 30.000 soldati pochi giorni fa a combattere una guerra ingiustificata e ingiustificabile. Invece il neo-presidente americano si è presentato a ritirarlo ed ha tenuto un discorso in cui in sostanza afferma il principio del fine che giustifica i mezzi. Guerra per ottenere pace, questo il contorsionismo utilizzato da Obama per giustificare il conflitto afghano-irakeno voluto dal suo predecessore e ora proseguito da lui stesso. Per la verità la cosa non ci ha stupiti più di tanto, fin dalla sua elezione avevamo manifestato un certo scetticismo circa la sua reale capacità di operare un cambiamento radicale rispetto agli otto nerissimi anni di presidenza Bush. Il potere reale in America non è infatti nelle mani del presidente, ma di chi l'ha finanziato, e a farlo sono stati i soliti grandi centri di potere economico, quelli che lucrano su tutto guerra compresa.

Ma se passa il concetto di fine che giustifica i mezzi che ha sostanzialmente espresso Obama, e che è identico a quello del suo predecessore Bush, allora si può trovare una giustificazione praticamente a tutto e tutti, compresi Hitler, Stalin e tutti i loro imitatori passati, presenti e futuri. Sicuramente ognuno di loro può citare un qualche fine più o meno 'nobile' a giustificazione di ciò che ha fatto. Ognuno combatte per il suo fine personale e a vincere sarà semplicemente chi ha più armi, questa è la legge della guerra e anche della giungla, che nulla ha a che vedere con i grandi ideali e i valori elevati. La realtà è che secondo noi queste idee che cercano di giustificare la guerra, e che a volte provengono anche da certe correnti spirituali, si basano su un solo fattore, l'istinto di conservazione che è comune a uomini e animali e porta ad avere paura di tutto ciò che è diverso da sè, tutto ciò che non è conosciuto. Da qui derivano tutti i conflitti e i razzismi nelle loro innumerevoli forme, mondiali, nazionali, regionali e individuali. Tutto comprensibile in fondo, ma riteniamo che l'essere umano sia qualcosa di più dell'animale, e che la sua evoluzione dovrebbe portarlo a sviluppare capacità tali da metterlo gradualmente in condizione di comprendere le ragioni dell'altro, di apprezzare le sue peculiarità anzichè temerle soltanto e di rispettarne l'integrità. L'uomo non deve necessariamente restare in balìa delle forze karmiche e degli istinti primordiali in eterno, ma ha la possibilità di avvicinarsi più al divino che all'animalesco. Il fatto che esistano individui di animo nobile ed elevati ideali, dimostra che l'obiettivo è alla nostra portata.

In questo modo potremmo sì arrivare ad un concetto di guerra nobile e giustificata, la guerra interiore che ogni individuo è chiamato a combattere contro tutto ciò che dentro di sè gli impedisce di comprendere, rispettare e apprezzare l'altro nella sua diversità, sviluppando quelle qualità interiori che prima o poi dovranno portarlo a riconoscere l'unità di tutte le cose e la sua origine divina. Una volta compreso questo, non si troverà più alcun motivo per combattere guerre esteriori, ma si combatterà una sola battaglia, che sarà individuale e interiore e che secondo noi è il modo più corretto ed evoluto di intendere il concetto di Guerra Sacra.

1 commento:

nia ha detto...

L'intento è davvero nobile, quello di trasformare guerre reali in guerre interiori al fine di crescere ed evolversi... se è un concetto alla portata di molti, e questo è un bene, per contro vedo di fronte a me tantissimi storcere il naso. Il potere continua ad essere sempre più forte dell'interiorità di ognuno e ad affascinare sempre di più, e questo è un peccato.
Tristissime poi le giustificazioni, alle guerre esteriori, quando poi basterebbe ridurre tutto a due parole: potere e ricchezza.